Il percorso per diventare commercialista è cambiato radicalmente nell'arco di pochi decenni. Al contrario di quanto accadeva fino al 1992, infatti, il diploma di ragioniere e l'esame di abilitazione non bastano più per esercitare il mestiere, ma occorre investire sulla formazione universitaria. Ecco i passi da compiere per raggiungere l'obiettivo con successo.
Come diventare commercialista, un cammino che parte dal titolo di studi
Uno degli step da superare per accedere alla professione è il conseguimento di una laurea magistrale o specialistica in discipline economiche. Non basta, quindi, un titolo di primo livello (3 anni), ma occorre una formazione più approfondita che solo un ciclo unico quinquennale o un 3+2 possono garantire.
Attualmente nell'offerta rientrano le facoltà di Scienze dell'Economia e di Scienze Economico-Aziendali, per entrambe le opzioni disponibili come corsi magistrali o di specializzazione a discrezione dell'Ateneo di riferimento. Nel secondo caso (biennio), bisogna avere in mano una laurea triennale in Economia e Commercio.
Una volta ottenuto il titolo di studi, il neolaureato deve effettuare l'iscrizione a un tirocinio aziendale di 18 mesi, a far data dalla presa in carico ufficiale della Segreteria Universitaria. Questo va svolto presso un professionista già iscritto all'Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili da almeno 5 anni.
Le odierne normative in materia permettono di anticiparne l'inizio all'ultimo anno di corso (tipicamente al terzo trimestre), purché la partecipazione non sia un ostacolo alle lezioni. L'idoneità al tirocinio in corso viene verificata caso per caso.
Un altro scoglio: l'esame di Stato
Terminato il tirocinio, l'aspirante commercialista è pronto per affrontare l'esame di Stato, organizzato presso l'Ateneo di riferimento. Tale passaggio, finalizzato all'iscrizione all'Albo professionale, prevede 3 prove scritte e un colloquio finale, al quale si accede previo superamento delle prime tre. Quanto segue vale, seppur con qualche variazione, sia per i dottori commercialisti sia per gli esperti contabili.
Il test iniziale verte su discipline come tecnica bancaria, revisione aziendale, tecnica professionale, ragioneria, tecnica industriale e commerciale, finanza aziendale. Nel secondo, invece, vengono accertate le conoscenze riguardo alle varie branche del diritto, in particolare su quello fallimentare, privato, processuale civile, commerciale, tributario, del lavoro e della previdenza sociale.
Quanto alla terza prova, si tratta di un'esercitazione su alcune (se non tutte) le discipline della prima. La Commissione potrebbe proporre, in alternativa, una simulazione sulla redazione di atti riguardo a contenziosi con il Fisco. Le materie del primo scritto fanno parte anche del colloquio orale insieme a economia, matematica e statistica, informatica, politica economica, sistemi informativi, legislazione e deontologia professionale.
Ingresso nel mondo del lavoro
Gli ultimi step per chi vuole intraprendere questa carriera sono l'iscrizione all'Albo e l'apertura della partita IVA per l'esercizio della libera professione. L'ingresso nell'Ordine contempla l'attribuzione del codice ATECO 692011 per i dottori commercialisti e 692013 per gli esperti in contabilità.
Per aprire uno studio occorre richiedere la partita IVA entro 30 giorni dall'avvio effettivo delle mansioni. A tale scopo occorre riempire il modulo della Dichiarazione d'Inizio Attività in tutte le sue parti (anagrafica, codice ATECO, sede legale e operativa) e inviarlo all'Agenzia delle Entrate. Sarà cura di quest'ultima attribuire un codice univoco per il riconoscimento e il versamento delle imposte.
Trattandosi di un mestiere intellettuale, non è prevista l'iscrizione alla Camera di Commercio, quindi nemmeno obblighi riguardo alla redazione di visure, certificati, bilanci e altri documenti camerali. È fondamentale, invece, frequentare corsi di aggiornamento per rimanere informati sulle novità del settore.